Ti amo per sempre

Può l’amore, quello vero, non essere per sempre?

Se l’amore è donarsi completamente, se l’amore è essere insieme, in due qualsiasi cosa accada, poter contare sull’altro in ogni momento anche se si diventa le persone più brutte del mondo, anche se ci investe un tir, sbaglio o per definizione l’amore è per sempre, eterno?

E se non è “per sempre” cosa è leggittimo che “lo faccia finire”?

matrimonio

L’amore, quello vero di cui si diceva sopra, non finisce.

Sì può capitare che non sia più corrisposto, ma è sul nostro amore che possiamo agire non sull’amore che vorremmo l’altro ci dia.

Tra due persone ci possono essere incomprensioni, litigi, tradimenti, situazioni talmente gravi che magari la convivenza non è più né possibile né consigliabile. In tutti questi casi se si ama davvero si continuerà a farlo, magari a distanza perché l’altra persona non vuole più accettare il nostro amore.

RosesLetto

Ci sono tanti matrimoni che finiscono. Mi vien da dire che forse da una parte, dall’altra o da entrambe l’amore non c’è mai stato. Se entrambi si amano allo stesso modo anche se con sfaccettature diverse come può un matrimonio finire?

La colpa di un matrimonio che finisce è quasi sempre di entrambi. Può capitare tuttavia che una delle due parti subisca la “pazzia” dell’altra o per lo meno il non-amore dell’altra parte.

Ebbene credo che se c’è veramente l’amore, si saprà amare l’altra parte, che sbaglia, fino alla fine anche se si è stati abbandonati ed ingannati.

Attenzione però! Tutto questo non significa diventare zerbini! Amare l’altra persona può voler dire metterla di fronte alle conseguenze delle proprie azioni e dei propri errori. Ciò è umano, normale e leggittimo. L’amore è senza fine, eterno, ma sicuramente non si fa calpestare da nessuno, neanche dalla persona amata. Ed in ogni caso lascia la persona amata libera, sempre.

crocegrano

Prendiamo ad esempio Gesù.

Gesù è morto per amore: un amore sconfinato e pazzo per l’uomo. Egli si è donato completamente pagando al nostro posto i nostri errori ed i tradimenti. Malgrado ciò, se noi non accettiamo di essere amati, egli non ci imporrà il suo amore né in questa vita né nella vita ultraterrena. In altre parole, pur amandoci e soffrendo per i nostri errori e per la nostra anima, non ci sottrae con la forza alle conseguenze dei nostri sbagli pur donandoci sempre l’opportunità di riconciliarci e di tornare a lui. Ci ha amato e ci amerà fino alla fine, qualsiasi cosa accada.

Se l’amore dunque non è senza fine, come dicevo in apertura, a cosa è assoggettato? E’ amore dire “ti amo finché sei bella” oppure “ti amo finché sei ricco” oppure “ti amo finché stai sempre ad adularmi” oppure ancora “ti amo finché non mi annoi” oppure “ti amo finché non sbagli”?
Non sembra evidente come qualsiasi limite si imponga, anche apparentemente legittimo, in realtà non faccia altro che limitare l’amore, il nostro amore, trasformandoci in persone che sanno amare solo su condizione?

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Come si ha il coraggio di dire “ti amo” se poi si mettono dei paletti?

Se i fidanzati si fossero detti i propri “paletti” prima del matrimonio, magari riuscendo se possibile a superarli insieme, forse molti divorzi si sarebbero evitati.

La meta e la strada

E’ incredibile quanto un obbiettivo sbagliato possa rendere infelici.

Un obbiettivo troppo lontano ed utopico condanna immediatamente all’infelicità per la mancanza quasi certa del risultato.

Un obbiettivo troppo semplice, invece, rischia di essere frutto della nostra pigrizia e del nostro scarso impegno.

Un obbiettivo ben tarato e nelle nostre possibilità pur sembrando la scelta migliore per la felicità, contiene in sé difficoltà e peripezie di vario genere che spesso lo rendono ancora una volta irraggiungibile finendo per lasciarci, per dirlo alla Verga, vinti!

Siamo spacciati? Solo apparentemente!

Quando si parla di obbiettivi, è quasi immediato, anche se non sempre giusto pensare ai risultati. Il momento in cui si raccolgono i frutti del nostro impegno, delle nostre fatiche è, chissà per quale retaggio culturale, etichettato come il momento di massima felicità e ciò talvolta è anche vero. Il problema nasce quando per questo momento di massima felicità barattiamo anni interi di serenità rimanendo, quando la gioia del momento è svanita, con un pugno di mosche.

Facciamo un esempio che probabilmente non calza per tutti, ma per la maggior parte di noi penso di sì. Pensiamo agli anni di scuola: quanta “sofferenza” e quante volte abbiamo desiderato di essere già diplomati. Peniamo agli esami di maturità, alla tensione, alla fatica, al cameratismo con i propri compagni. Pensiamo al momento in cui abbiamo letto il voto con il quale siamo usciti dal liceo. La gioia, talvolta la delusione per un voto più basso di quanto non ci aspettavamo ma, di fondo, la serenità e per certi versi la “felicità” di aver finito, di essere liberi, di poter fare della propria vita qualsiasi cosa. Quanti anni di “infelicità” ci sono dietro questi momenti? E adesso, dopo tanti anni da quel momento, cosa ci è rimasto in mano? Niente perché siamo nuovamente infelici attendendo il prossimo momento come quello: la laurea, l’assunzione, la pensione, il matrimonio ecc. ecc.!

I risultati, il prodotto, il profitto. Tutti concetti che dal punto di vista esistenziale sono presenti solo nel mondo occidentale. Nel mondo orientale l’attenzione per le piccole cose, per il momento, per l’attimo, per le emozioni è molto più presente e fondante. A rafforzare questa tesi vi è anche la statistica: il numero di suicidi è quasi triplo in occidente piuttosto che in oriente!

StradaCampagna

Non conta dove siamo arrivati o dove arriveremo, ma come. Non conta cosa abbiamo fatto, ma chi siamo.

Sposati, preti, suore, single, studenti, lavoratori, disoccupati, politici, semplici cittadini, contadini, operai, avvocati, ricchi, poveri: non è importante cosa si sia prodotto, ma il modo in cui lo si è fatto. Ciò che è importante è vivere al massimo delle nostre possibilità ciò che si è.

Il vero obbiettivo è quello di formare la propria anima, il proprio essere, per riuscire a percepire, conoscere ed entrare in relazione con Dio.

Per quanto sapremo relazionarci con Dio e per quanto riusciremo ad allargare il nostro cuore lui entrerà in comunione con noi, in questa vita e nella vita eterna. Ecco la vera gioia!

Dio non bada a cosa abbiamo prodotto, in che posizione sociale siamo riusciti a collocarci e, azzardo, quanto siamo stati “bravi”. Ciò che Dio guarda veramente è se siamo riusciti ad emozionarci davanti ad un fiore che sboccia, se abbiamo amato e siamo stati noi stessi nel migliore dei modi a noi possibile.

Se per andare a vedere un tramonto a Sidney (Australia) ci perdiamo tutti quelli che ci sono durante il viaggio, che senso ha partire? Non riusciremo a goderci neanche quello!

Cosa resta veramente?

Guardando il film l’ultimo sogno  che consiglio a tutti, mi è pesantemente rimasta questa domanda: “Cosa resta veramente, cosa lasciamo, cosa conta davvero?”

Senza voler scendere in luoghi comuni, seppur giusti, del tipo resta l’amore, quanto abbiamo amato e così via, una risposta è veramente difficile.

E’ vero, è l’amore nella sua accezione più grande a rimanere. Tuttavia, lasciamo le definizioni per i discorsi generici, per certi versi da manuale, e chiediamoci sul serio: “In cosa si concretizza questo amore nella mia vita?”

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Cosa rende veramente la vita degna di essere vissuta?

Come il film correttamente suggerisce, la morte è una buona cartina di tornasole. L’idea ed il pensare alla morte, nella sua angosciosità, riduce la nostra idea di infinito ad una contingenza irrimediabile.  Nel film il protagonista scopre di essere malato di un cancro terminale e che gli restano pochi mesi di vita. In questo poco tempo risolve i suoi problemi con la moglie, il figlio e ristabilisce un equilibrio tra le persone che lo circondano. La domanda che sicuramente mi son posto, magari un po’ cinicamente è: “ma non ci poteva pensare prima?” Bé è facile parlare! Ma io… ci sto pensando?

Ed ecco che oggi voglio girare a voi il dubbio amletico. Per cosa vale la pena morire?  Il protagonista del film, scoprendo di dover morire, di fatto perdendo tutti i freni inibitori,  si gioca il tutto e per tutto per ottenere il risultato che sogna: salvare il figlio tossicodipendente, riappacificarsi con il proprio passato e lasciare un’impronta visibile  d’amore di sé, che si concretizza nella costruzione di una casa.  Proprio la costruzione della casa, cosa è se non lo sfruttamento del talento donatogli da Dio per compiere il suo progetto?

Allora la domanda inziale a questo punto si concretizza ancora di più diventando per certi versi più inquietante:

  • Cosa rimarrà di me?
  • Quale impronta sto lasciando su questa terra?
  • Qual è il progetto di Dio su di me?

e a questo punto:

“Sull’altare di quali convenzioni sociali o sull’altare di quale pigrizia-opportunismo sto immolando il mio Sogno, quello vero, che sicuramente è anche quello di Dio?” 

Amore: tra sogno e realtà

“Rinuncerei per sempre a toccarti,Ma tanto so che comunque mi senti.Sei più vicina al paradiso di quanto io non lo sia mai stato.Tutto ciò che ho da respirare è la tua vita.”

“Quando tutto sembra essere fatto per non durare,

Io voglio che tu sappia chi sono”

L’amore talvolta sa essere assolutamente incomprensibile.

E’ un misto strano tra sogno, emozione e realtà.

Tuttavia la realtà, che fa parte dell’amore, sembra minarne la magia. Molti hanno voglia di innamorarsi, ma quanti poi alla fine hanno voglia di costruire?

Dell’amore siamo tutti disposti e prendere il sogno e l’emozione, ma la realtà nessuno vuol prenderla. La vita di tutti i giorni, la routine, la sofferenza e la fatica, tutte parti integranti dell’amore, vengono evitate rifiutate e, con esse, viene rifiutato anche l’amore. Quello vero.

E’ come volere una macchina sportiva, magari una ferrari e poi abbandonarla in un angolo di strada quando ci si rende conto che bisogna metterci la benzina.

Voglio offrirvi questa canzone dei Goo Goo Dolls (Iris), che ho liberamente tradotto in apertura, perché mi dà l’idea del sogno, dell’emozione ed al tempo stesso della realtà e della fatica affinché “malgrado tutto sia fatto per essere rotto, per non durare, l’amore sia eterno”. Impegno, le grandi cose richiedono impegno, sogno e realtà!

Una forte spinta verso il basso: Un po’ di economia

(Continua dall’articolo “Una forte spinta verso…il basso”)

Pensavo a questo punto ai motivi per cui si cerca in tutti i modi di denigrare la dignità e le possibilità dell’uomo comune.

Per cominciare, facciamo un po’ di economia spicciola: non me ne vogliano gli economisti! Tutti sapranno che il motivo d’essere del “mercato” è l’esistenza di un bisogno che deve essere soddisfatto. Le danze comiciano il momento in cui domanda ed offerta si incontrano. Sulla base dei tipi di domanda, sui diversi tipi e sulla quantità di offerta ci sono milioni e milioni di tomi, volumi, saggi e quant’altro.

Detto questo, si pensi ad esempio ai propri limiti. Tutti abbiamo dei limiti e tutti cerchiamo di superarli o per lo meno di conviverci.

Un limite è un’incapacità reale, immaginaria, indotta o autoindotta ad ottenere uno scopo, un’obbiettivo oppure semplicemente ad essere adeguati in determinate situazioni. Più è grosso il limite ed al tempo stesso più si desidera superarlo, tanto più si dipende dagli altri.

Problema: Nessuno fa niente per niente!

Quanto più ci si sente limitati, tanto più si ha bisogno di qualcosa di esterno che ci aiuti. Il passo a questo punto è breve: bisogno = domanda. Ed una domanda solitamente implica un’offerta!

Si sarà già capito: che interesse ha la società a farci superare i nostri limiti quando è proprio grazie ad essi che specula? Non avà forse più interesse a spingerci verso il basso?

Premesso che ci sono limiti importanti che hanno bisogno di essere presi seriamente in cosiderazione, ce ne sono però degli altri “indotti” o comunque facilmente superabili che la società in cui viviamo acutizza perché in questo modo crea una dipendenza che per loro si trasforma in un vitalizio!

GattoVolpe

Tutto questo non vi ricorda un po’ il gatto e la volpe di Collodi?

 

Prendiamo ad esempio i limiti estetici. E’ vero che ci sono problemi estetici particolarmente gravi per i quali ben venga la chirurgia ed altre soluzioni mediche purché rispettose della vita, tuttavia, per la maggioranza dei casi, le cose stanno diversamente. Tutti sanno che non esiste la perfezione, ma allora, perché i mass-media non fanno altro che propinarcela come “normalità”? Quanti di noi possono paragonarsi alle foto ed ai video (talvolta ritoccati!) dei grandi modelli della moda? Nessuno. Neanche loro perché, appena alzati dal letto e lontani dalle telecamere, sono persone normali con brufoli punti neri e via dicendo!

Conclusione? Sei inadeguato!

La società tende a non farti accettare per ciò che sei. Nessuno viene a dirti che un naso leggermente storto o un po’ grosso può essere affascinante e caratterizzante della tua persona. Si pensi ad esempio a Barbara Streisand.

Una volta che non ti piaci e nessuno fa sì che tu ti piaccia e ti accetti, hai un bisogno e, bisogno, chiama offerta: Riviste, diete, chirurghi plastici, saloni di bellezza, creme “miracolose” e vanne marchi varie.

Astraendo nuovamente e tornando al problema principale, ci si rende conto che purtroppo non è solo attraverso i nostri limiti che la società cerca di spingerci verso il basso. Ci sono moltissimi altri meccanismi subdoli che vi inviterei a cercare.

Alcuni spunti:

  • I Vizi (Alcol, Droga, Sesso, Pigrizia)
  • I bisogni indotti (Si pensi ad esempio ai cellulari, che motivo c’è di cambiarne uno al mese?)
  • La contestazione ad ogni costo

Concludendo, il punto è semplicemente uno: più sei scarso, manchevole, inadeguato, inutile, sbagliato, più sei dipendente.

Dipendente di qualcun altro che specula su di te basandosi bisogni che lui stesso ti crea.

Una forte spinta verso… il basso

Mi chiedo… perché il mondo moderno e la società non fanno altro che spingerci verso il basso? Perché cercano di eliminare la nostra dignità nella maniera più subdola possibile: non facendocene rendere conto?

Ora dico…

Siamo polvere di stelle, figli di un Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza… perché nessuno se ne rende conto?

La risposta che mi son dato è che appunto, non sono le persone che non se ne rendono conto, è la società in cui viviamo che non fa altro che screditarci.

Charlie_Dignita

Wow… ma quale wow! Sono molto più di un pellicano!

Con questo non voglio si pensi che io abbia il solito atteggiamento “scarica barile” che trova la causa dei problemi nella società, nella mancanza delle mezze stagioni e così via!!

Il punto è che nella società ci nasciamo, ci viviamo ed è proprio dalla società che otteniamo il nostro bagaglio culturale, il nostro modo di pensare l’uomo ed il suo ruolo nel mondo. Per cui sì è vero che c’è gente che per sua scelta ed iniziativa cede la propria dignità perché pensa di ottenerne un guadagno, ma ritengo che il mondo sia pieno di brava gente che non splende solo perché gli hanno messo in testa che “non possono splendere, che le cose sono e vanno in un certo modo punto e basta”.

Ora, ritengo che noi chiesa dobbiamo urlare ad ogni uomo il miracolo ed il prodigio che è!

Dobbiamo aiutare tutte le persone a rendersi conto di essere eccezionali!

(continua)

…Per tirare un po’ le somme!

Dato che siamo ormai a giugno e che più o meno, tutte le attività universitarie, pastorali e via dicendo volgono al termina, vorrei segnalare che nella sezione Pastorale troverete una scheda per una “valutazione di fine anno”! In altre parole è una scheda che può aiutare, magari in preghiera, a tirare le somme sull’anno appena terminato.

Vi consiglio caldamente di prendervi del tempo per riflettere e per pianificare i prossimi passi!

Buon cammino!

==> Scheda di verifica

Il Ponte

” E’ per colpa del fiume se io sono ancora qui
perchè un giorno c’era un ponte che univa gli argini.

Il mare ha un lato
un solo lungo lato blu
e anche lo sguardo più allenato
non può vederne mai di più
mentre chi vive accanto a un fiume
anche se è grande come qui
vede benissimo il confine
e non può credere ai miracoli

E’ per colpa del fiume se io sono ancora qua
perchè un giorno su quel ponte mi fermai a metà
e quest’aria che mi opprime in fondo è tutto ciò che ho
fino a quando l’altro lato dei miei sogni perderò”

(Fiorella Mannoia, il fiume e la nebbia – Certe Piccole Voci 1999)

Un fiume, un confine, un ponte. Ciò che è veramente strano e che intriga è come non sia la mancanza di un ponte a costringerci a rimanere fermi.

Cosa è allora a tenerci fermi, ad affezionarci alla nebbia, al posto in cui viviamo anche se ci sta stretto e sentiamo una forte spinta a cambiare?

Il testo della canzone è emblematico e per certi versi da la risposta: la disillusione. Infatti, “chi vive accanto ad un fiume, anche se è grande, non può credere ai miracoli”, quindi, perché cambiare? Perché attraversare questo ponte dato che “quest’aria che [..] opprime è tutto ciò che ho?”

Qual’è pertanto la conclusione? Ovviamente, la perdita dei propri sogni!

I Sogni… sono proprio loro il profumo della vita.

Tutti nasciamo su di una spiaggia, su di un mare che ci fa sognare proprio perché “non [si] può vedere mai di più”. Tutti nasciamo con dei sogni e tutti chi più chi meno, iniziamo a seguirli.

Poi però camminando camminando, prima o poi si arriva ad un fiume, ad un ponte. E’ allora che si vede “l’altra sponda”.

Il Ponte è quindi lì ad interrogarci. Non è la paura dell’ignoto a fermarci, ma la paura del certo. La paura che niente può cambiare. Che tutto va come deve andare.

Continua la canzone:

” Qui non è successo niente
e non credo cambierà
come quest’acqua tra le sponde
non si ferma, ma in realtà

non ha mai cambiato il senso
e del resto come può
a quel mare io ci penso
ma mi fa paura…”

Ed è vero… niente cambia, niente può cambiare finchè “su quel ponte ci fermiamo a metà”.

 

 


E tu?

Qual’è il tuo fiume?

A quale nebbia sei attaccato?

Ed il tuo ponte qual’è?

Cosa ti trattiene dall’attraversarlo?

Cosa puoi fare per “trovare il coraggio”?

Un’occhiata al vocabolario

commèrcio: (pl. –èrci), s. m. scambio di beni economici col denaro o con altri prodotti

baràtto : s. m. scambio di una cosa con un’altra; in particolare, scambio diretto di beni con altri beni

amore: ?!

Ancora una volta il dizionario di italiano ci viene in aiuto! Quando l’amore è vero? Quando un sentimento si può chiamare amore? Ed in particolare… quando si differenzia dal commercio o dal baratto? Oppure ancora è una forma di baratto?

La faccenda è abbastanza intricata!

L’uomo per sua natura sembra predisposto quasi esclusivamente per un do-ut-des. Ciò che veramente stupisce è che questa categoria mentale, quella cioè dell’utilitarismo a tutti i costi, è specifica delle società occidentali. Facendo una rapida carrellata, quali sono i valori oggi per cui si è veramente disposti a morire?

In passato c’era la religione, la patria, la famiglia, l’esercito… Insomma, valori religiosi e non per cui milioni di persone sono morte. Se si pensa magari al periodo dell’unità d’Italia, oppure il dopoguerra, ci si accorge immediatamente come la libertà di cui oggi andiamo fieri, è stata pagata col sangue, col sangue di altri che sicuramente da noi non hanno ricevuto nessuna ricompensa se non, nei casi più fortunati, qualche riga sui libri di storia ed un paio di statue… un po’ pochino come risarcimento per la propria vita!

Ecco allora come la gratuità assume un’importanza particolare…

Ritornando all’amore… che non sia proprio la gratuità a caratterizzarlo?

A questo punto, non so ancora scriverne una definizione… ma so per certo che la parola “scambio” è fuori luogo…

(continua…)